Thursday, July 7, 2011

Lettera aperta a Chiamparino


(((Chiamparino ha risposto...)))


lettera aperta a Chiamparino

Torino, 7 luglio 2011

Gentilissimo Sergio Chiamparino,

Forse si ricorda che lei mi ha sposato un po di più di otto anni fa, il 28 dicembre 2002, nella Villa Tesoriera. Era una giornata bellissima con un sole splendido.

Quel giorno lei mi disse che sperava che io e mia moglie ci trasferissimo a Torino, che avrebbe bisogno di cultura internazionale (sono olandese) e giovani ambiziosi (ero giovane). Così abbiamo fatto, e negli ultimi anni ho messo su una piccola azienda di software. Voto nelle elezioni dove mi è concesso di votare, pago le mie tasse e, in generale, mi considero un buon cittadino e una risorsa utile per questo paese.

Lei mi ha dato sempre l'impressione di essere il “sindaco di tutti i cittadini”, più o meno super partes. Ogni tanto racconto, con un certo orgoglio ironico, che è stato lei a sposarmi. Anche il PD, con tutti i suoi difetti, mi è sempre sembrato il partito ragionevole, moderno, l'unica scelta sana.

Purtroppo non le scrivo per dirle quanto è bravo lei, o io. Le scrivo per contestare il modo in cui lei e il suo partito si comportano relativamente alla discussione sullo TAV, e sugli sfortunati eventi di domenica corsa.

Ho studiato il progetto TAV nelle valle, e ho trovato tante ragioni per essere contro il progetto. Non solo ragioni “nimby” e “ideologiche”, ma motivi economici e motivi ecologici. Ho trovato tanti argomenti  contro il TAV che sono ben argomentati, ben documentati con dati che provengono da fonti oggettive.

In contrasto, gli argomenti pro che ho trovato sono pochi, e poco convincenti: generalizzazioni, decisioni prese con dati di 20 anni fa, scommesse su un futuro economico lontano, argomenti ad hominem. E vero che c'è stato il tentativo di dialogo in forma dell'Osservatorio (chiaramente fallito, visto la quantità dell'opposizione), ma non ho trovato nessuna risposta sistematica a tutte quelle critiche ragionevoli.

Questa mancanza di argomentazioni veri, di mancato dialogo pubblico non èdegno di un partito che si chiama democratico, e non riesco a conciliare questa attitudine con l'immagine positiva che avevo di lei.
Un partito o un politico moderno e democratico, che difende una posizione controversa, deve spiegare le sue ragioni, darci i suoi argomenti, mettere le sue carte in tavola (cioè, su internet).

Io ero in Val di Susa domenica scorsa, e con me c'era una grande quantità di gente politicamente abbastanza interessata da decidere di sacrificare un giorno di riposo in famiglia per andare a dimostrare il proprio “legittimo dissenso”. In maggioranza eravamo tranquilli cittadini, persone preoccupate per i danni all'ambiente e il debito pubblico, gente che vuole delle scelte sane e responsabili. Persone che stanno dalla sua parte (continuo a credere).

Tirare le pietre alle polizia (o a chiunque) è un atto atroce. Ma sparare armi chimici ad altezza uomo ai propri cittadini (e contro di me) non lo è di meno.

Non basta dire che le forze d'ordine hanno agito responsabilmente. Si può, anzi, si deve, discutere sulla necessità di usare così tanta forza, fare così tanto danno collaterale, mettere in pericolo non solo tanti poliziotti ma anche tanti cittadini, per la difesa di quello che è in fondo solo un cantiere.

Distinti saluti,


Jelle Gerbrandy

(((edit: Chiamparino mi ha risposto)))

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